
Sofocle
Filottete
A cura di Guido AvezzùPietro Pucci
Traduzione di Giovanni Cerri
Con il Filottete, per la prima volta rappresentato ad Atene nel 409 a.C., la Fondazione Valla ha dato inizio all’edizione completa delle tragedie e dei frammenti di Sofocle. Odisseo e Neottolemo giungono a Lemno, alla ricerca di Filottete: dieci anni prima, i Greci l’hanno abbandonato lì a causa della sua piaga purulenta al piede, punizione per aver violato il territorio sacro del santuario di Crise. Odisseo sa che Troia non può cadere senza l’arco di Filottete, e vuole ingannare l’eroe col soccorso di Neottolemo. Ma l’inganno viene deluso: Neottolemo ricorda il padre, Achille, e rifiuta la corruzione di Odisseo. Alla fine della tragedia, Eracle discende sulle scene: in apparenza, è un lieto fine; Filottete è salvo, sebbene Sofocle non ci spieghi i misteri della provvidenza divina e quelli del dolore umano. Nel Filottete, Sofocle è un maestro di ironia tragica. Dovunque egli rivela la traccia del divino, che penetra tutte le cose; e subito dopo ne mostra la natura inesplicabile.