Qual è il vero Partenone?


― 20 Dicembre 2019

Secondo uno studio in uscita sul numero del prossimo gennaio dell’«American Journal of Archaeology», il vero Partenone non sarebbe l’edificio che tutto il mondo conosce come tale, cioè il grande tempio di Atena che sorge sulla sommità dell’Acropoli di Atene. L’ipotesi dell’autore, l’archeologo olandese Janric Van Rookhuijzen, che, se confermata, potrebbe essere rivoluzionaria, è che sia più corretto attribuire il nome Partenone (letteralmente «casa delle vergini») ad un altro tempio situato sull’Acropoli, l’Eretteo, e in particolare alla celebre – e misteriosa – Loggia delle Cariatidi.

A prova della sua ipotesi, Van Rookhuijzen ricorda come il Partenone fosse chiamato dagli antichi Greci Hekatompedon («tempio dai cento piedi»): questo nome è menzionato anche negli antichi inventari per designare la sala dove si trovano la statua raffigurante la dea Atena, alta undici metri, e altri oggetti preziosi. Negli stessi testi, però, lo stesso nome Hekatompedon è riferito anche ad un altro tesoro, che comprendeva offerte di vario genere, tra cui strumenti musicali e spade persiane. Gli archeologi hanno sempre pensato che il tesoro del Partenone dovesse essere situato da qualche parte nel tempio grande. Alla luce di reperti e testi antichi, in particolare di un itinerario di viaggio di età romana, che descrive una tempio e una serie di eccezionali tesori «a cui nessuno ha mai prestato molta attenzione, ma che ci sono noti solo dagli inventari del Partenone», Van Rookhuijzen smentisce questa ipotesi: nessuno avrebbe mai fatto il collegamento, perché si dava per scontato che la sala del Partenone fosse, appunto, nel tempio grande, «ma non c’è altra conclusione possibile: il Partenone faceva parte del tempio più piccolo». Anche l’Eretteo, con la loggia delle vergini – le Cariatidi – che sostengono il suo tetto, quindi, sarebbe conosciuto da secoli con il nome sbagliato, ma «è estremamente logico che gli antichi Greci chiamassero una parte di questo tempio il Partenone (“casa delle vergini”)», come ha affermato Van Rookhuijzen.

Una tesi, la sua, destinata ad avere grandi ripercussioni sul piano scientifico.


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