Un congedo dalla poesia d’amore

Victoria Rimell
― 17 Novembre 2022

Mentre gli studi critici sulle Metamorfosi di Ovidio, come quelli su Amores, Heroides e Fasti, hanno conosciuto una fioritura rigogliosa nell’ambito della nuova «età ovidiana» degli ultimi trenta o quarant’anni, Ars amatoria e Remedia Amoris hanno ricevuto assai meno attenzione. I Remedia, in particolare, restano marginali, e vengono letti o come un capovolgimento dei precetti dell’Ars, configurato in modo tale da portare il mondo dell’elegia ovidiana verso una conclusione nel complesso banale, o come un supplemento che ironicamente non riesce a raggiungere il suo obiettivo dichiarato, quello di «curare» l’amante insoddisfatto.


Se studi recenti hanno esplorato come funziona il poema, non solo come una palinodia dell’Ars ma anche come la sua continuazione, gran parte della critica continua a presentarlo – in modo esplicito o implicito – come un’appendice minore piuttosto che come un capitolo importante, e in un certo senso il vertice, del progetto erotodidascalico ed elegiaco di Ovidio. Questo ampio e suggestivo commento dimostra invece che i Remedia sono un’opera fortemente originali se presa a sé stante, ma sono anche un testo su cui si impernia l’intera opera di Ovidio. Si tratta di un poema straordinariamente intricato e complesso che interagisce con testi medici, con opere sulla retorica, sulla magia e sul rituale, con il pensiero filosofico in tema di autodisciplina, l’irrazionale, la consolazione e la terapia per l’anima, come pure con satira, lirica, epigramma (sia greco sia latino), e con diversi filoni di poesia didascalica ed erotodidascalica.


Lo scopo principale del commento è di reimpostare le prospettive critiche sui Remedia, specialmente riguardo alla loro posizione e al loro significato nella carriera poetica di Ovidio, e di proporre una guida dettagliata al poema che si misuri con interessi critici contemporanei sia nell’ambito degli studi ovidiani sia in un orizzonte più ampio, e sviluppi il tipo di interpretazione creativa e attenta alle sfumature che la poesia di Ovidio esige.

Come altre sue opere, in particolare i Tristia, i Remedia mettono in primo piano problemi di interpretazione: sottolineano la funzione attiva del pubblico, e insieme il ruolo del poeta nel (re-)interpretare i suoi stessi «mutevoli» testi. La prima parola dei Remedia (legerat, «aveva letto»), e la successiva correzione da parte del poeta della «lettura sbagliata» fatta da Cupido, annunciano immediatamente questo tema, e fanno sì che nessun lettore possa rigettare la complicità nell’interpretazione. E’ una sfida che i Remedia, alla pari delle opere maggiori del poeta, suggerisce ad ogni verso, e che questo commento raccoglie guidando i lettori nell’esplorazione della sua ricca tessitura intertestuale e della logica, contorta ed esilarante insieme, con cui Ovidio sembra volersi congedare dalla poesia d’amore.


Victoria Rimell è Professor of Latin all’Università di Warwick. Dopo gli studi al King’s College, è stata Stevenson Junior Research Fellow all’University College di Oxford, College Lecturer a Cambridge e professore associato presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza. Ha pubblicato studi sul Satyricon di Petronio, su Marziale, su Ovidio e sul rapporto tra poesia e impero (The Closure of Space in Roman Poetics, CUP).


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