Gli antichi erano folli e violenti. Come noi


― 3 Luglio 2025

Barbara Castiglioni, Il Giornale

“Il libro al quale l’Occidente non può rinunciare senza uccidere sé stesso”. Con queste parole, precedute da un’altra frase meravigliosamente eccessiva – “il libro senza il quale né Cervantes, né Defoe, né Stevenson, né Kafka, né Joyce avrebbero scritto i loro capolavori” – Pietro Citati presentava ai lettori l’edizione dell’Odissea della Fondazione Lorenzo Valla. E la raccolta di questi risvolti di copertina – come spiega Piero Boitani nella sua prefazione, delicata e affascinante scritti per la collana degli Scrittori greci e latini forma La follia degli antichi (Gramma, 17), curato da Andrea Cane. Citati era capace di azzardi e sapeva catturare l’essenza dei libri: come dimostra la descrizione di Pindaro, “poeta furibondo, ma al tempo stesso supremo geometra dell’intelligenza”.

O di Alessandro Magno, “il conquistatore, il violento, il distruttore, l’astuto imbroglione, il nuovo Ulisse, l’emulo di Cristo e di Satana”. O di Giuliano l’Apostata, “nevrotico, ansioso, aggressivo, con gli occhi mobili e ardenti, scintillanti di fuochi siderei, che esprimevano la sua inquietudine”. Un’altra opera amatissima era Arcana Mundi, raccolta di testi sulla Magia, i Miracoli e la Demonologia: perché il dio dei pagani “parlava in tutti i modi – nel fruscio delle foglie di una quercia, negli uccelli, nei sogni”. Grazie a Citati, però, la Valla ha anche un imponente catalogo di testi cristiani e bizantini: “il furore cannibalesco dell’Apocalisse”; gli Imperatori di Bisanzio di Michele Psello, “infido, bugiardo, vaniloquente, screziato come le più ambigue creature marine, che fonde Tucidide e Saint Simon”; lo “stile barocco, la voce furiosa e sarcastica” di Niceta Coniata, che racconta “la turbolenta e crudelissima plebe di Costantinopoli, gli stramaledetti Latini, gli spavaldi e boriosi Normanni”. Perché il mondo non è che male: “violenza, malvagità, sfrenatezza, oscenità, sterco, rovina”. Ma il futuro, al di là del tempo, potrebbe non esserlo: come dimostrano le misteriose parole di Gesù, con cui Citati sceglieva di chiudere uno dei più fascinosi volumi Valla, Le parole dimenticate di Gesù: “quando i due saranno uno, e il fuori come il dentro, e il maschio con la femmina né maschio né femmina”.


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