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Mentre gli studi critici sulle Metamorfosi di Ovidio, come quelli su Amores, Heroides e Fasti, hanno conosciuto una fioritura rigogliosa nell’ambito della nuova «età ovidiana» degli ultimi trenta o quarant’anni, Ars amatoria e Remedia Amoris hanno ricevuto assai meno attenzione. I Remedia, in particolare, restano marginali, e vengono letti o come un capovolgimento dei precetti dell’Ars, configurato in modo tale da portare il mondo dell’elegia ovidiana verso una conclusione nel complesso banale, o come un supplemento che ironicamente non riesce a raggiungere il suo obiettivo dichiarato, quello di «curare» l’amante insoddisfatto.
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Se studi recenti hanno esplorato come funziona il poema, non solo come una palinodia dell’Ars ma anche come la sua continuazione, gran parte della critica continua a presentarlo – in modo esplicito o implicito – come un’appendice minore piuttosto che come un capitolo importante, e in un certo senso il vertice, del progetto erotodidascalico ed elegiaco di Ovidio. Questo ampio e suggestivo commento dimostra invece che i Remedia sono un’opera fortemente originali se presa a sé stante, ma sono anche un testo su cui si impernia l’intera opera di Ovidio. Si tratta di un poema straordinariamente intricato e complesso che interagisce con testi medici, con opere sulla retorica, sulla magia e sul rituale, con il pensiero filosofico in tema di autodisciplina, l’irrazionale, la consolazione e la terapia per l’anima, come pure con satira, lirica, epigramma (sia greco sia latino), e con diversi filoni di poesia didascalica ed erotodidascalica.
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Lo scopo principale del commento è di reimpostare le prospettive critiche sui Remedia, specialmente riguardo alla loro posizione e al loro significato nella carriera poetica di Ovidio, e di proporre una guida dettagliata al poema che si misuri con interessi critici contemporanei sia nell’ambito degli studi ovidiani sia in un orizzonte più ampio, e sviluppi il tipo di interpretazione creativa e attenta alle sfumature che la poesia di Ovidio esige.
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Come altre sue opere, in particolare i Tristia, i Remedia mettono in primo piano problemi di interpretazione: sottolineano la funzione attiva del pubblico, e insieme il ruolo del poeta nel (re-)interpretare i suoi stessi «mutevoli» testi. La prima parola dei Remedia (legerat, «aveva letto»), e la successiva correzione da parte del poeta della «lettura sbagliata» fatta da Cupido, annunciano immediatamente questo tema, e fanno sì che nessun lettore possa rigettare la complicità nell’interpretazione. E’ una sfida che i Remedia, alla pari delle opere maggiori del poeta, suggerisce ad ogni verso, e che questo commento raccoglie guidando i lettori nell’esplorazione della sua ricca tessitura intertestuale e della logica, contorta ed esilarante insieme, con cui Ovidio sembra volersi congedare dalla poesia d’amore.